La trap rende i ragazzi violenti?
Ne parliamo con Alberto Scotti, giornalista di DJ MAG, dj e produttore musicale
La trap è un argomento del quale voglio parlare da un po’. Per la precisione da quando ho fatto questa intervista alla Professoressa Romana Andò sul rapporto tra adulti e adolescenti, subito dopo la tragedia di Paderno Dugnano, uno degli episodi più letti di Maschi del Futuro.
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Partiamo dalle basi.
Che cos’è la trap?
La trap è un sottogenere della musica rap nato negli Stati Uniti, in particolare ad Atlanta, nei primi anni 2000. Il nome "trap" deriva da un termine dello slang americano che indica un luogo dove si spacciano droghe (la "trap house"). Infatti, i testi originali della trap raccontavano spesso la vita nei quartieri difficili, la criminalità, la povertà, la violenza e il desiderio di riscatto attraverso il successo. I temi ricorrenti della musica trap sono soldi, successo, status symbol, droga, vita di strada, violenza, armi e, a volte, introspezione e disagio emotivo.
In Italia, la trap ha preso piede più o meno dal 2015 in poi con artisti come Sfera Ebbasta, Capo Plaza, Ghali, Rkomi etc. e ha spesso suscitato molte polemiche per l’uso ripetuto di stereotipi maschilisti.
Durante lo scorso Capodanno di Roma, dopo essere stato invitato a cantare sul palco del Circo Massimo, il cantante trap Tony Effe fu escluso su pressioni di un gruppo del PD, di Azione, di FdI e di alcune associazioni, finendo per fare il tutto esaurito al Paleur, poco distante, proprio perché i testi delle sue canzoni furono ritenuti incompatibili con una esibizione finanziata con fondi pubblici sul palco principale della capitale.
A questo punto, mi trovo davanti a una scelta.
Potrei copiare e incollare qui alcuni dei testi delle canzoni che hanno destato così tanto scalpore, facendo una raccolta dei versi più scandalosi tra le diverse canzoni. Lo hanno fatto in tanti quando c’è stata la polemica del Capodanno. Ma leggendo quegli articoli mi è rimasta addosso una sensazione strana, come se non si stesse rendendo un buon servizio ai lettori prendendo quei versi e decontestualizzandoli in quella maniera. Allora scelgo una cosa diversa. Vi metto qui un video delle sua canzoni più ascoltate in modo che quelle parole problematiche vi arrivino nel contesto in cui sono state pensate.
I vestiti, l’estetica, le pose del cantante, la musica… vi danno un’idea del tipo di universo quasi da personaggio di un videogame in cui si muove Tony Effe, e quindi possono aiutarvi a contestualizzare meglio versi come:
Arriva Tony, inizia il party
Volano schiaffi e reggiseni da ogni parte
Con una sola botta faccio due gemelli
Il maschio lo chiamo “Gucci”, la femmina “Fendi”
Diventa rossa, la chiamo “Bambola”
Ferrari rosso, lo facciamo in macchina
Mi piaci così come sei fatta
Naturale, ma rifatta
Tony Effe, Miu Miu
Fatta questa introduzione, la musica non è certo il mio campo. Quindi ho chiesto l’aiuto da casa a un mio caro amico, giornalista di DJ Magazine, produttore musicale e conduttore di podcast Alberto Scotti.
FC: Nelle ultime settimane, il dibattito sulla trap è tornato sui giornali con l’appello di Gino Cecchettin ai musicisti trap. Ma come mai proprio la trap si è attirata tutte queste ire? È l’unico genere musicale che propaghi messaggi misogini?
Premetto che Gino Cecchettin non è soltanto un uomo degno di tutta la mia stima ma un vero gigante. Ciononostante, ho trovato un poco goffa la sua lettera agli artisti con tanto di vademecum. Non voglio caricare Cecchettin di una responsabilità collettiva, però credo che sia un ritratto piuttosto fedele di come un certo mondo progressista, pur con le migliori intenzioni, stia diventando più moralista e conservatore di chi è conservatore.
La trap non è l’unico genere musicale ad aver attirato un’attenzione negativa da parte dell’opinione pubblica nel corso della storia della cultura pop. In realtà, è una cosa ciclica, è l’eterno dibattito tra i “vecchi” e i “giovani”. Oggi fa sorridere pensare che l’heavy metal, il rock, addirittura il jazz, tanto tempo fa, siano stati di volta in volta crocifissi sull’altare del perbenismo borghese. Avete presente i Rolling Stones? I Black Sabbath? Banalmente, Vasco Rossi? Quanto sono stati “maledetti” prima di essere messi sul piedistallo della buona cultura? La trap è la musica dei ragazzi (e delle ragazze, attenzione!) di oggi, chi ha superato i 40 anni non la capisce per una questione generazionale, e la demonizza, invece di tentare di comprenderla. E la trap non è certo l’unico genere musicale ad avere testi e messaggi misogini; forse oggi è tutto un poco più esplicito e meno formale, se vuoi anche forbito, nella musica come sui social come in televisione, ma appunto il rock n roll da sempre si è nutrito dell’immaginario “sbronze & ragazze” o “sesso, droga & r’n’r”. Vasco oggi è un poeta, ai tempi era un “cattivo e drogato”, secondo un noto giornalista e molta stampa. Dov’era la verità? Semplicemente, Vasco raccontava il suo quotidiano con il tono dei suoi coetanei, e ha distrutto e resettato la canzone italiana con quel verso, certamente provocatorio ma non razzista e misogino, se contestualizzato. Come Bukowski o Welsh, per fare esempi letterari anticonformisti. Allo stesso modo, a suo tempo la Dark Polo Gang ha resettato tutto l’immaginario rap italiano con pezzi come Pollo e Cocaina, Sportswear e Cavallini, con una specie di malriuscita autoparodia che però ha generato un mondo nuovo. Non sto paragonando la DPG a Welsh e Bukowski e nemmeno a Vasco, ma più inquadrando il modo in cui funzionano questi fenomeni.
FC: Credi che chiedere all’arte di educare i giovani sia legittimo? Che cosa ne pensi della cacciata di Tony Effe dal palco del Capodanno di Roma?
Non credo sia legittimo chiedere all’arte di educare i giovani. Lo si può chiedere agli artisti e alle artiste, semmai, e ti possono rispondere che sì, nell’arte è implicito un impegno civile, sociale, uno statement politico. Ma possono anche risponderti il contrario, perché ogni artista ha stimoli, impulsi, e prospettive diverse rispetto all’arte, grazie al cielo.
La famigerata cacciata a mio modo di vedere è semplicemente un clamoroso autogol della politica, perché non si può invitare un personaggio del genere e poi “ravvedersi”. È proprio l’ABC della comunicazione… è chiaro che fai una figuraccia e servi un assist fin troppo facile all’artista, che giustamente si è fatto un suo concerto e ha pure dato l’incasso in beneficienza.
FC: Tu sei padre di un bambino. Come reagiresti se gli sentissi ascoltare musica con testi razzisti oppure omofobi?
Cercherei di capire la ragione per cui li ascolta. Nel senso: io penso che quasi tutti abbiamo ascoltato musica o guardato film o letto libri di natura diciamo “ribelle” in un momento della nostra vita, ed è giusto perché impariamo a comprendere una determinata prospettiva. Credo che da genitore vorrei comprendere, indagare, dialogare sulle motivazioni e sullo spirito con cui lo si fa. Io per curiosità ho veramente visto e letto e ascoltato di tutto, in vita mia. E mi è servito non solo per capire chi volevo essere ma anche - forse soprattutto - chi non volevo essere.
FC: Intendi che la trap può avere una funzione catartica?
AS: Se analizziamo, a chi parla la trap? A giovani e soprattutto giovanissimi. Un’età in cui viviamo di picchi, e ci esaltano le cose estreme. A me a 14 anni piaceva il rap che parlava di strada, l’hardcore da rave che picchiava durissimo e parlava di ecstasy. Ma a quell’età mica viviamo quel tipo di esperienze. Sono da sempre un fan esagerato dell’ultraviolenza, dello splatter, dello slasher, al cinema come nei fumetti, perché la trovo liberatoria, divertente. Non per questo sono un violento nella vita, direi proprio l’opposto, la detesto e mi disgusta in ogni forma, quando è reale. La trap è la stessa cosa: spesso parla a bambini di 10 anni, io ricordo qualche anno fa sulla spiaggia dei bambini che giocavano a pallone e dicevano cose tipo “guarda il mio Rolex come brilla”… figuriamoci quando fa riferimento a temi sessuali. A me sembra tutto così ridicolo, era la vita stessa a disinnescare un testo del genere, in bocca a un ragazzino delle elementari.
FC: Invece, ci sono esempi recenti di artisti trap che stanno cercando di cambiare narrazione? Che provano a costruire una maschilità diversa attraverso la loro musica?
AS: Onestamente, non mi pare. Ma proprio perché la narrazione del modo trap è quella cosa lì, sarebbe sciocco cambiare un immaginario che è fortemente identificativo. Però per tanti artisti la trap è un entry level che poi evolve in altro, crescendo e diventando altro nella loro carriera, penso ad Achille Lauro, Chiello ma anche Sfera Ebbasta. Chiello è rapidamente diventato un cantante di ben altra caratura, ascoltate la delicatezza di un brano come Pirati, per dire.
Sfera è in continua evoluzione: nel 2015 cantava BRNBQ che era un’istantanea incredibile di una generazione, la sua, cresciuta nella disillusione dell’economia precaria e delle periferie post-terziario. Un pezzo né wannabe-gangsta né finto, semplicemente cronaca di chi vive in contesti reali, con pochi soldi in tasca, la paranoia di arrivare a fine mese, ogni mese, e gli espedienti che aiutano a sognare una meta meno grama.
Nel 2023 in 15 Piani racconta se stesso, ancora una volta, ma qui la prospettiva è di uno che ce l’ha fatta davvero, senza flexare e senza retorica. La strofa di Marracash dice una frase esemplare: “spendevamo all’anno in quattro per vestirci quanto spendo per la tintoria”.
Non a caso cito Marra, che non è propriamente un trapper ma è il rap nella sua forma più aulica, oggi, in Italia. E mi chiedo: perché stampa e TV parlano di questa musica solo quando c’è il mostro da sbattere in prima pagina? Marracash è un esempio clamoroso di auto-analisi, di artista assolutamente maturo e capace di inserirsi nel discorso sociale contemporaneo in maniera lucida e filosofia, e direi pure poetica. Però nei talk show si preferisce sempre proporre l’esempio sconcio, la prurigine di quello che dice quattro banalità un po’ sceme e misogine, si dà molto meno spazio a chi è costruttivo. Allora mi viene da pensare che l’opinione pubblica ha una sua parte di responsabilità sullo scenario attuale.
FC: Se potessi parlare ai lettori di questa newsletter – genitori, insegnanti, educatori – quale consiglio daresti per avvicinarsi alla trap con curiosità invece che con paura o giudizio?
AS: Direi di avvicinarsi, come dici giustamente, con curiosità. Non è tutto buono e bello ciò che viene proposto ai nostri figli e alle nostre figlie, ma non è nemmeno tutto cattivo e brutto. La meraviglia dell’arte è proprio la sua complessità e il fatto che non sempre parli a ognuno di noi.
Non ce l’ho nemmeno io, l’età per ascoltare la trap. Quando è arrivata sulla scena, per la prima volta mi sono sentito superare a tutta velocità dal mondo, da una musica che per quanto mi sforzassi di capire - anche solo dal punto di vista musicale - non mi arrivava appieno.
Intendiamoci, è giusto che chi sta dalla prospettiva degli adulti nutra certe preoccupazioni e abbia un pensiero perlomeno critico, ma partire prevenuti o pensare che un tempo era tutto meglio è sbagliatissimo. Il mondo cambia e chi lo racconta oggi ne fa un ritratto. Nessuno pensa che un romanzo di Cormac McCarthy o di Jorge Luis Borges, ma nemmeno di Fabio Volo, debbano essere assolutamente autobiografici o aderenti alla realtà. Perché se un rapper canta certe cose fa scandalo? Non ci arrivano, gli adulti, al fatto che probabilmente è un racconto posticcio, di fantasia, anche se dicono di cantare la verità? Mogol mica raccontava solo storie di vita sue. È come quando Quentin Tarantino veniva criticato per la violenza dei suoi film, la sua famosa risposta a una critica in un talk è storia: “because it’s so much fun, Jan, get it!”. Sta tutto qui.
FC: Grazie Alberto!
Come sempre, non forniamo ricette.
La trap è, in larga misura, un gioco. E l’arte ha anche la funzione di fornire una dimensione nella quale vivere delle fantasie che nella realtà non potranno mai essere vissute (e che sarebbero probabilmente incubi se diventassero realtà).
Che noi esseri umani abbiamo delle fantasie “poco opportune”, “inconfessabili”, “brutte”, “moralmente sbagliate”… è un dato di fatto. Reprimere queste fantasie, fare finta che non esistano, o giudicarle in modo severo, tendenzialmente non ci rende esseri umani migliori.
Avere invece “un playground fantastico” in cui fingere di essere questa o quel gangster, può darci modo di agire quella fantasia in un contesto in cui non facciamo del male a nessuno.
Qual è il confine tra questo gioco che ci permette di frequentare in modo sicuro le parti di noi che sono distruttive e imbarazzanti e una dimensione in cui invece la violenza diventa ispirazione per la vita vera?
La risposta, io credo, non va trovata nell’arte. Ma nell’ipocrisia di noi adulti. Che cosa dice di noi il fatto che i ragazzi abbiano questa fantasia dei soldi come passe partout per una vita felice? Che cosa dice di noi il fatto che così tanti ragazzi si sentano privi di prospettive? Che cosa dice di noi il fatto che così tante ragazze continuino ad avere la fantasia che farsi trattare male da uno coi soldi è un destino tutto sommato migliore che non essere felici con un uomo povero?
Lo so, alla fine sono la più bacchettona di tutti. :-D È solo che dirigo le mie bacchettate altrove.
Se scrivete cosa ne pensate nei commenti, mi fa piacere.
Ci vediamo al TEDx di Padova sabato!
Per chi non sarà a Padova: a giovedì!
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La scorsa settimana sono stata al Festival del Lamento, a Soverìa Mannelli in provincia di Catanzaro. Dei bambini di terza, quarta e quinta elementare hanno lavorato per due mesi su Storie Spaziali per Maschi del Futuro, e hanno riassunto il messaggio centrale di ogni storia in una piccola poesia. Mi hanno tramortito. Vi metto qui una di quelle che mi sono piaciute di più (ma erano tutte bellissime) relative al Pianeta dei Fantasmi.
Grazie per questa newsletter chiarificatrice. Molti aspetti mi erano oscuri ma ho sempre pensato che dietro questa polemica ci fosse un eccesso di moralismo benpensante.
L' arte è sempre salvifica nel suo significato più profondo ed anche quella più aulica va filtrata.
Mi ha emozionato il lavoro dei bambini di Catanzaro. Quando si fa un bel lavoro, i risultati si vedono e la scuola può esserne capace.
Continua così Francesca!
Io la ascolto da quando avevo 13/14 anni circa, quindi da 8 anni tutti, e non sono violento, per rispondere al titolo. Anche se in realtà ad oggi ascolto al 99% solo Usa. Poi secondo me parlando di questo non si può non partire da dove è nata e si è diffusa poi anche qua, cioè dalla trap americana. Lì molte cose che dicono poi sono cose vere e in generale alcuni esponenti (come Lil Baby, Lil Durk, e altri) l'hanno usata come carriera/scappatoia a una vita da strada, qui in Italia diciamo che c'è piu il contrario. Cioè si cerca di emulare quegli artisti (Shiva per esempio, ma anche la DPG e Sfera palesemente si rifacevano alla scena Usa). Sui messaggi misogini, non credo sia quello l'intento, anche perché analizzando i testi delle rapper femminili (e ci sono) si legge lo stesso all'inverso, quindi..
(Unico appuntino: BRNBQ era del 2016 non 15, grande mina tra l'altro 🤯)