Moolto interessante questa riflessione. Voglio anch'io esserci in questo cambiamento.
Mi hai convinto, ho sottoscritto.
Da fruitore di Podcast, ti consiglio di fare un podcast Audio, con l'audio entri nell'intimo delle persone e sei svincolata/o dallo schermo. Sarebbe bello poter usufruirne tramite piattaforme aperte di podcast, questo permette una gran diffusione.
Ciao Stefano, grazie! Con videopodcast non intendo che il podcast potrà essere fruito SOLO in video. Intendo che chi vorrà potrà ascoltarlo, chi preferisce avere anche un supporto video potrà metterlo su Youtube e chi invece preferisce leggere, ci continuerà a trovare qui. È il formato che consente di raggiungere più persone senza che il medium diventi un impedimento!
Davvero bello questo post, grazie. Mi aiuta a fare ordine in un'intuizione che sento da tempo, ma alla quale non avevo ancora riflettuto nel profondo, osservando il mio compagno, americano, rispetto a mio fratello, italiano.
Pur cresciuto in un contesto familiare e nazionale decisamente maschio-centrico, essendo in tanti modi il tuo classico uomo italiano (calcio, ecc.), mio fratello non sembra aver paura di vivere le sue emozioni. Le sue amicizie maschili con il gruppo storico del liceo sono intime, si parla molto di come ci si sente - non nel senso della decostruzione (per quel che ne so), ma almeno della condivisione di sentimenti quotidiani, il rapporto con la propria compagna, il lavoro, la famiglia, ecc.
Il mio compagno americano invece non ha amicizie maschili di questo tipo, purtroppo, e negli anni ha fatto un lavoro capillare di repressione delle emozioni, sia negative che positive (posso dirlo perché finalmente ne è diventato cosciente, e ci sta lavorando).
Grazie alla lettura di questo post, riesco a dare più significato alle mie osservazioni di superficie. Continuerò a rifletterci.
Mi spieghi meglio cosa intendi con il termine 'coloniale'? Per me in frasi come "l’etica coloniale della razionalità e dell’autosufficienza" e "Il patriarcato è in larga parte un costrutto coloniale" non è immediato capire perché queste cose siano definite 'coloniali'. Che cosa intendi?
Grazie mille per la domanda, è un punto importante e sono felice di chiarirlo.
Quando uso il termine coloniale non intendo dire che il patriarcato “nasca” nel colonialismo, o che sia presente solo nelle società che hanno colonizzato altri popoli.
Intendo una cosa più specifica: che alcuni modi di organizzare il maschile – soprattutto quelli basati su razionalità assoluta, autosufficienza come valore identitario e controllo delle emozioni – si sono rafforzati e diffusi proprio attraverso i progetti coloniali della modernità occidentale.
Il colonialismo non è solo un fatto militare o economico: è stato anche un grande progetto culturale.
Ha esportato e imposto ovunque un modello preciso di soggettività maschile: disciplinata, forte, autonoma, impermeabile alla vulnerabilità, centrata sulla conquista e sul controllo.
Quell’idea di “uomo civilizzato” contrapposto all’“uomo emotivo, istintivo, arretrato” è una costruzione profondamente coloniale.
Quando parlo quindi di etica coloniale della razionalità e dell’autosufficienza, mi riferisco a questo: a una forma di maschile che ha elevato la soppressione emotiva a prova di maturità e di superiorità culturale.
Un modello che si è poi radicato nei sistemi educativi, nelle istituzioni, nelle aspettative sociali dei Paesi del Nord Europa così come in molte altre parti del mondo.
Non sto dicendo che tutti gli uomini del Nord siano così.
Sto dicendo che questo modello ha avuto origine e diffusione in un contesto storico molto specifico: quello della modernità coloniale occidentale.
A me interessa questa distinzione perché illumina un punto centrale del pezzo:
i Paesi considerati “più avanzati” sono anche quelli che hanno interiorizzato più profondamente questo ideale di maschile autocontrollato; e questo rende, paradossalmente, più difficile una conversazione emotiva sul maschile.
Spero che così sia più chiaro! Grazie ancora per avermi dato l’occasione di specificarlo.
Devo dire che questo post mi ha messo molto in difficoltà. É una di quelle cose che, esattamente come dici tu nell' articolo, mi ha permesso di 'vedere' cose che già sapevo. Ed é probabilmente vero che tutto il discorso sia riuscito a penetrarmi proprio per via del tipo di educazione mediterranea e della vicinanza con mia madre. Mi sembra anche giusta, visto il tema del post, l enfasi che hai dato agli aspetti positivi di quel tipo di cultura/educazione, rispetto al "tipo nordico/coloniale". Ma ho apprezzato più di tutto il fatto che hai deciso di non tralasciare anche gli aspetti negativi di questa "nostra" realtà. In ultima analisi credo che la mancanza di un minimo di equilibrio tra emotività e indipendenza possa rendere la vita molto più complicata di quello che già sia. Vero, il mondo é piano di robot che stentano a riconoscere le proprie emozioni ma anche di gente che ha fatto del dramma la sua ragione di vita, che ha perso qualsiasi capacità di dialogo e la cui visione stenta ad andare oltre l' "l'io" e le proprie "emozioni".
Secondo me c'è una differenza tra il modo in cui la madre "mediterranea" cresce e si relaziona con il figlio maschio rispetto che alla figlia femmina. Lo dico da figlia di madre sarda, per alcuni esempio di società quasi matriarcale. Io ho quasi l'impressione che sia il contrario. Certo la donna, la mamma hanno un rapporto strettissimo con il figlio maschio ma anche troppo. Le donne che devono sostenere la famiglia ed essere forti, talvolta dure, trasmettono questo modo di essere donne alle figlie e ai figli invece l'idea di avere un valore maggiore. Esiste poi una netta separazione tra mondo maschile e femminile.
Sicuramente c'è del vero in quello che dici, soprattutto in società come quella sarda che hanno delle peculiarità legate all'identità isolana e a una cultura molto unica. Però credo che la differenza di relazione tra madri e figlie femmine/maschi sia un altro argomento rispetto a quello trattato in questo episodio.
"l’etica coloniale della razionalità e dell’autosufficienza"
Non mi sembra una buona idea associare razionalità a colonialismo. Banalmente, se penso a personaggi che conosco "estremamente razionali" mi vengono in mente decine di personaggi asiatici (coreani, giapponesi, cinesi). Difficilmente sono stati colonizzatori (spesso sono stati colonizzati).
E in ogni caso è una caratteristica apprezzabile, non un difetto.
Moolto interessante questa riflessione. Voglio anch'io esserci in questo cambiamento.
Mi hai convinto, ho sottoscritto.
Da fruitore di Podcast, ti consiglio di fare un podcast Audio, con l'audio entri nell'intimo delle persone e sei svincolata/o dallo schermo. Sarebbe bello poter usufruirne tramite piattaforme aperte di podcast, questo permette una gran diffusione.
Auguri per il tuo progetto.
Stefano
Ciao Stefano, grazie! Con videopodcast non intendo che il podcast potrà essere fruito SOLO in video. Intendo che chi vorrà potrà ascoltarlo, chi preferisce avere anche un supporto video potrà metterlo su Youtube e chi invece preferisce leggere, ci continuerà a trovare qui. È il formato che consente di raggiungere più persone senza che il medium diventi un impedimento!
Davvero bello questo post, grazie. Mi aiuta a fare ordine in un'intuizione che sento da tempo, ma alla quale non avevo ancora riflettuto nel profondo, osservando il mio compagno, americano, rispetto a mio fratello, italiano.
Pur cresciuto in un contesto familiare e nazionale decisamente maschio-centrico, essendo in tanti modi il tuo classico uomo italiano (calcio, ecc.), mio fratello non sembra aver paura di vivere le sue emozioni. Le sue amicizie maschili con il gruppo storico del liceo sono intime, si parla molto di come ci si sente - non nel senso della decostruzione (per quel che ne so), ma almeno della condivisione di sentimenti quotidiani, il rapporto con la propria compagna, il lavoro, la famiglia, ecc.
Il mio compagno americano invece non ha amicizie maschili di questo tipo, purtroppo, e negli anni ha fatto un lavoro capillare di repressione delle emozioni, sia negative che positive (posso dirlo perché finalmente ne è diventato cosciente, e ci sta lavorando).
Grazie alla lettura di questo post, riesco a dare più significato alle mie osservazioni di superficie. Continuerò a rifletterci.
Sono molto contenta di quello che mi scrivi! Un abbraccio
Mi spieghi meglio cosa intendi con il termine 'coloniale'? Per me in frasi come "l’etica coloniale della razionalità e dell’autosufficienza" e "Il patriarcato è in larga parte un costrutto coloniale" non è immediato capire perché queste cose siano definite 'coloniali'. Che cosa intendi?
Grazie mille per la domanda, è un punto importante e sono felice di chiarirlo.
Quando uso il termine coloniale non intendo dire che il patriarcato “nasca” nel colonialismo, o che sia presente solo nelle società che hanno colonizzato altri popoli.
Intendo una cosa più specifica: che alcuni modi di organizzare il maschile – soprattutto quelli basati su razionalità assoluta, autosufficienza come valore identitario e controllo delle emozioni – si sono rafforzati e diffusi proprio attraverso i progetti coloniali della modernità occidentale.
Il colonialismo non è solo un fatto militare o economico: è stato anche un grande progetto culturale.
Ha esportato e imposto ovunque un modello preciso di soggettività maschile: disciplinata, forte, autonoma, impermeabile alla vulnerabilità, centrata sulla conquista e sul controllo.
Quell’idea di “uomo civilizzato” contrapposto all’“uomo emotivo, istintivo, arretrato” è una costruzione profondamente coloniale.
Quando parlo quindi di etica coloniale della razionalità e dell’autosufficienza, mi riferisco a questo: a una forma di maschile che ha elevato la soppressione emotiva a prova di maturità e di superiorità culturale.
Un modello che si è poi radicato nei sistemi educativi, nelle istituzioni, nelle aspettative sociali dei Paesi del Nord Europa così come in molte altre parti del mondo.
Non sto dicendo che tutti gli uomini del Nord siano così.
Sto dicendo che questo modello ha avuto origine e diffusione in un contesto storico molto specifico: quello della modernità coloniale occidentale.
A me interessa questa distinzione perché illumina un punto centrale del pezzo:
i Paesi considerati “più avanzati” sono anche quelli che hanno interiorizzato più profondamente questo ideale di maschile autocontrollato; e questo rende, paradossalmente, più difficile una conversazione emotiva sul maschile.
Spero che così sia più chiaro! Grazie ancora per avermi dato l’occasione di specificarlo.
Prospettiva superinteressante, non ci avevo mai pensato!
Grazie!
Devo dire che questo post mi ha messo molto in difficoltà. É una di quelle cose che, esattamente come dici tu nell' articolo, mi ha permesso di 'vedere' cose che già sapevo. Ed é probabilmente vero che tutto il discorso sia riuscito a penetrarmi proprio per via del tipo di educazione mediterranea e della vicinanza con mia madre. Mi sembra anche giusta, visto il tema del post, l enfasi che hai dato agli aspetti positivi di quel tipo di cultura/educazione, rispetto al "tipo nordico/coloniale". Ma ho apprezzato più di tutto il fatto che hai deciso di non tralasciare anche gli aspetti negativi di questa "nostra" realtà. In ultima analisi credo che la mancanza di un minimo di equilibrio tra emotività e indipendenza possa rendere la vita molto più complicata di quello che già sia. Vero, il mondo é piano di robot che stentano a riconoscere le proprie emozioni ma anche di gente che ha fatto del dramma la sua ragione di vita, che ha perso qualsiasi capacità di dialogo e la cui visione stenta ad andare oltre l' "l'io" e le proprie "emozioni".
Secondo me c'è una differenza tra il modo in cui la madre "mediterranea" cresce e si relaziona con il figlio maschio rispetto che alla figlia femmina. Lo dico da figlia di madre sarda, per alcuni esempio di società quasi matriarcale. Io ho quasi l'impressione che sia il contrario. Certo la donna, la mamma hanno un rapporto strettissimo con il figlio maschio ma anche troppo. Le donne che devono sostenere la famiglia ed essere forti, talvolta dure, trasmettono questo modo di essere donne alle figlie e ai figli invece l'idea di avere un valore maggiore. Esiste poi una netta separazione tra mondo maschile e femminile.
Sicuramente c'è del vero in quello che dici, soprattutto in società come quella sarda che hanno delle peculiarità legate all'identità isolana e a una cultura molto unica. Però credo che la differenza di relazione tra madri e figlie femmine/maschi sia un altro argomento rispetto a quello trattato in questo episodio.
Magari potremmo approfondirlo in futuro!
"l’etica coloniale della razionalità e dell’autosufficienza"
Non mi sembra una buona idea associare razionalità a colonialismo. Banalmente, se penso a personaggi che conosco "estremamente razionali" mi vengono in mente decine di personaggi asiatici (coreani, giapponesi, cinesi). Difficilmente sono stati colonizzatori (spesso sono stati colonizzati).
E in ogni caso è una caratteristica apprezzabile, non un difetto.
Quello che sto dicendo è che la finzione che un uomo possa/debba essere un entità puramente razionale è un costrutto coloniale.