Della serie Netflix Adolescence abbiamo parlato nel numero di questa newsletter che è stato il più letto in assoluto. Il disagio degli adolescenti maschi raccontato in quella serie ha fatto interrogare moltissimi genitori e ci ha consentito di parlare dell’enorme quantità di contenuti tossici ai quali gli adolescenti sono esposti sui social media.
C’è un’altra serie, danese, Reservatet - La Riserva, che vale la pena di guardare se vi è piaciuta Adolescence, e che racconta del disagio degli adolescenti maschi nel contesto non di una famiglia blue collar inglese, ma in quello dell’alta borghesia danese, intrecciando dunque alla riflessione su social e manosfera, il tema della classe. Cercherò di parlarvene senza fare spoiler.
La Riserva offre uno spaccato sul fenomeno delle ragazze alla pari in gran parte filippine che lavorano nelle case di ricche famiglie danesi. Il tema è interessante ed era stato trattato in diversi reportage sui media danesi, fra i quali anche un podcast segnalato dal Pulitzer Center, pubblicato da Rappler.com nel 2016.
Il programma delle ragazze alla pari dovrebbe essere prima di tutto un programma di scambio culturale che consente a giovani donne di trascorrere del tempo in un Paese diverso dal proprio in cambio di ospitalità e di 5 ore di lavoro al giorno per fare da babysitter ai figli della famiglia ospitante, e occasionalmente svolgere alcune faccende domestiche (dalle ricerche che ho fatto in Italia sembra non esserci questo limite, perché ho letto che ci si aspetta dalle 20 alle 40 ore di lavoro alla settimana).
Il contratto che consente alle ragazze di arrivare in Danimarca dice esplicitamente che ci si aspetta che la ragazza diventi parte integrante della famiglia, e che non abbia figli - perché fare l’au pair non è un lavoro, ma uno scambio culturale.
Molte delle ragazze che arrivano dalle Filippine in Danimarca, però, trovano una situazione molto diversa da quella prevista dal contratto, e spesso si ritrovano in situazioni di abuso, maltrattamento, e sfruttamento - dalle quali in ogni caso fanno fatica a tirarsi fuori perché le loro famiglie nelle Filippine contano sui soldi che riescono a mandare a casa dall’Europa, e perché non hanno altri contatti nel Paese ospitante se non quello della famiglia ospitante.
La storia di La Riserva è quella di due famiglie che abitano vicine, una ricca e una molto ricca. In entrambe le famiglie c’è un figlio maschio adolescente che sviluppa un attaccamento problematico con la ragazza alla pari.
La serie solleva delle riflessioni interessanti sul modo in cui il comportamento dei ragazzini riflette in modo abbastanza accurato la relazione che i genitori hanno con l’esercizio del proprio potere: nella prima famiglia, l’esercizio del potere da parte dei genitori è benevolente, paternalistico - un po’ se ne approfittano, ma si sentono buoni e cercano di esserlo. Il figlio ha dei comportamenti inappropriati con la ragazza alla pari, ma facilmente ascrivibili a quelli di un ragazzo che ha ancora un piede nell’infanzia e che ha sviluppato un “attaccamento tenero” a questa figura.
Nella famiglia molto ricca, i genitori esercitano il proprio potere in modo dispotico. Anche loro si sentono buoni, ma hanno l’approccio che molti definirebbero “realista”: il contratto di au pair è chiaramente un escamotage per avere una baby sitter a meno, lo sanno tutti, e loro non fingono di trattare l’au pair in modo diverso da come tratterebbero una governante che lavora per loro. Usano la ragazza per il proprio tornaconto, e il figlio usa le persone intorno a sé nello stesso modo.
Cambiano i contenuti, certo. I contenuti del comportamento del figlio sono irriconoscibili per i genitori. Ma le forme che contengono quei contenuti sono quelle che il ragazzo ha appreso semplicemente vedendo vivere i suoi.
Non aggiungo altro, guardatela o, se l’avete vista, fatemi sapere che cosa ne pensate.
Il costrutto culturale del maschile è inestricabile dal potere e dalla classe. Il modo in cui noi adulti ci relazioniamo agli altri quando abbiamo potere nei loro confronti è una informazione che i nostri figli assorbono e che diventa una delle componenti più profonde del loro stare al mondo.
L’importanza che attribuiamo alla classe sociale (nostra e degli altri), che prenda la forma di invidia sociale, di snobismo, di costante comparazione per capire chi sta sopra e chi sta sotto… è un pezzo fondante del modo in cui il maschile si costruisce nella nostra famiglia.
Nella mia esperienza, ci sono molti genitori che pensano sia cool decostruire gli stereotipi di genere, e allo stesso tempo usano questa decostruzione come marcatore sociale: un modo per dire “noi siamo migliori degli altri perché in questa casa non siamo ignoranti e le bambine sognano di fare le astronaute”.
Tutti tendiamo a farlo, tendiamo a compararci agli altri per sentirci meglio di loro, per una ragione o per l’altra, perché siamo più ricchi o perché siamo più colti, perché siamo più religiosi o perché abbiamo viaggiato di più.
La verità è che questo esercizio continuo di comparazione al quale siamo abituati lascia tutti peggio, e ci disarciona costantemente da quell’atteggiamento di genuina curiosità nei confronti del nostro personale viaggio di vita, e per quello degli altri, che è alla base dello smantellamento del patriarcato.
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A giovedì!
L'ho vista perché me l'hai suggerita tu e mi è piaciuta molto. Ho letto poi questa tua analisi e anche questa molto bella, grazie! E di paternalismo e poteri buoni e cattivi parliamo anche noi qui https://ideedipotere.substack.com/p/idee-di-potere-ventisettesima-puntata
È stata un bella sorpresa questa serie. Non ero a conoscenza di questo programma au pair in Danimarca, confesso. L'unica parte meno riuscita, a mio avviso, è stata quella del papà avvocato di successo che arriva da una famiglia umile ed è stato condannato per stupro. Uno che "è riuscito" nella vita, nonostante il suo passato. Ma capisco che il suo ruolo nella serie è quella di riempire qualche puntata con dei sospetti.