Se tuo figlio è "proprio maschio"
Insomma, ti è capitato un figlio a cui piacciono le macchinine mentre tu speravi di vederlo giocare di più col bambolotto
In questo tempo di panettoni e giocattoli, vi offro il racconto di uno scambio tra me e una serie di mamme profondamente frustrate del fatto che - nonostante i loro sforzi - il proprio figlio maschio mostri una predilezione per le macchinine.
A seguire, vi racconto un progetto molto bello che sta partendo con Fondazione Libellula per portare Maschi del Futuro in 250 scuole elementari italiane. E le istruzioni per candidare la scuola alla quale siete più affezionati.
Mio figlio è “proprio maschio”
Qualche settimana fa, in treno verso Venezia, ho incontrato una mia amica con un bambino di tre anni. Molto attiva in politica, femminista, Giada (nome di fantasia) mi ha detto:
Guarda, però devo dirti che è incredibile. Io e mio marito siamo attentissimi agli stereotipi di genere. Gli abbiamo regalato un bambolotto a due anni! La cucina giocattolo. Eppure lui preferisce sempre spade e macchinine.
In diverse versioni, questa storia mi è capitato di ascoltarla tante volte quest’anno.
Le madri in questione hanno il tono tra il rassegnato e il risentito di qualcuno a cui è stata raccontata una bugia (o almeno una mezza bugia): “non c’è niente che io possa fare”, sembrano dire, “per natura ai maschi piacciono i veicoli.”
Boys will be boys, dicono negli USA.
I maschi fanno i maschi, insomma, e la loro appartenenza al genere maschile è più forte di qualsiasi condizionamento da parte dei genitori.
Queste conversazioni non parlano davvero di macchinine. Parlano della paura di aver fallito come genitori “giusti”.
Io e Giada continuiamo a chiacchierare. Le dico che in realtà siamo noi a vedere le macchine come un oggetto “maschile”, ma per il bambino quello è semplicemente un oggetto che trova interessante: per lui non ha un connotato di genere.
A questo punto lei dice:
Sì, questo è vero. Per esempio, lui ha questa cosa molto buffa: gli piacciono tanto i miei orecchini, in realtà ha una passione per tutti gli orecchini in generale!
Qui sono io a sorridere. Mentre la curiosità del bambino per le macchinine viene presa sul serio, e vista come un’adesione solida al genere maschile, la sua passione per gli orecchini è “buffa”. Questa reazione molto innocente dei genitori fornisce al bambino un’enorme quantità di informazioni delle quali non ci rendiamo nemmeno conto:
mostro che mi piacciono le macchine = vengo preso sul serio
mostro interesse per gli orecchini = faccio ridere
Né le macchine né gli orecchini hanno un connotato di genere, di per sé. O meglio: ce l’hanno per noi, ma non per i bambini di tre anni. Sono semplicemente oggetti. Eppure, le nostre reazioni alla scelta di quegli oggetti indirizzano i bambini in modo molto, molto più profondo di quanto immaginiamo.
È del tutto possibile che, lasciati completamente liberi, i bambini maschi gravitino in misura maggiore verso un certo tipo di giochi. Questo, però, non mette affatto in crisi il lavoro di decostruzione degli stereotipi di genere.
Il punto non è cosa piace ai bambini, ma cosa noi adulti deduciamo da ciò che piace loro.
Il linguaggio umano è fatto di metafore. E i bambini le imparano prima ancora delle parole. Quando diciamo che un bambino è “proprio maschio”, non stiamo descrivendo un fatto biologico: stiamo attivando un’intera costellazione di immagini, aspettative, limiti. Metafore che, invece di accompagnare la crescita, spesso la restringono.
Il nostro ruolo è fare spazio intorno ai bambini, senza creare falsi conflitti del tipo: se ti piace il calcio, non può piacerti cucinare. O se ti piacciono le macchine, non può piacerti danzare. In altri termini, dobbiamo evitare che bambini e bambine vengano soffocati dalle nostre aspettative, o da quelle del mercato. E incoraggiarli invece a seguire la propria curiosità, a interloquire con parti diverse di sé senza sentirsi giudicati, senza vergogna.
Qualche mese fa, un musicista mi ha detto che, quando aveva quattro o cinque anni, si rese conto che non poteva confessare che il suo numero preferito al circo era quello dei barboncini. Perché sentiva che i suoi genitori si aspettavano che a lui, essendo maschio, piacessero soprattutto tigri e leoni.
I genitori determinati a crescere i propri figli “senza stereotipi” (spoiler: è impossibile) si aspettano che i propri figli, fin da piccolissimi, siano una specie di certificato vivente del proprio impegno per la causa, della propria competenza, della propria ampiezza di vedute. E si scoraggiano, dunque, quando non vedono i propri sforzi produrre risultati immediati.
Mantenere uno sguardo aperto, curioso, continuare a fornire opzioni in un dialogo costante con l’essere umano che abbiamo davanti, mostrarci in un dialogo profondo con gli esseri umani che noi stesse/i siamo… porta invece dei risultati straordinari, ma su periodi lunghi. Molto lunghi!
Bisogna avere tanta pazienza, tanta determinazione, e tanta fede.
Crescere bambini e bambine, d’altra parte, è per lo più un atto di fede: ci presentiamo a quell’appuntamento giorno dopo giorno e cerchiamo di fare del nostro meglio, nella speranza che il nostro meglio sia abbastanza e che un giorno possa contribuire a rendere la persona che abbiamo davanti più libera di noi.
[Se cerchi idee di giocattoli da regalare per fare spazio, guarda la lista che ho pubblicato l’anno scorso]
Porta Maschi del Futuro nella Tua Scuola Elementare!
Nel 2026, grazie a Fondazione Libellula e in partnership con ScuolAttiva Onlus, partirà un progetto importante per portare Storie Spaziali per Maschi del Futuro in 250 scuole elementari italiane!
Stiamo preparando un’edizione scolastica del libro che conterrà 6 delle 12 storie, corredate da schede per gli insegnanti e da materiali aggiuntivi, creati da un comitato di pedagogisti, che verranno distribuiti gratuitamente alle scuole selezionate.
Si tratta di un progetto pionieristico (non solo sul piano nazionale): il primo grande progetto italiano dedicato alla decostruzione degli stereotipi di genere maschili e femminili nella scuola primaria, attraverso le storie e un percorso educativo che coinvolge docenti, alunne/i e famiglie.
Grazie al supporto delle aziende del network di Fondazione Libellula, il progetto arriverà in fase sperimentale in 250 scuole primarie, raggiungendo 12.500 bambine e bambini, 5.000 docenti e oltre 50.000 familiari, generando un impatto culturale capillare che verrà monitorato da un gruppo di ricerca dell’Università di Pavia.
Vuoi portare questo progetto nella scuola elementare dove insegni, o in quella dove vanno i tuoi figli? Scrivi per inviare la candidatura a contattaci@fondazionelibellula.com - basta indicare il nome della scuola e la città.
E se sei un’azienda interessata a sponsorizzare questo progetto per la scuola della tua città, scrivi alla stessa mail!
Regala Maschi del Futuro
Se vuoi regalare un abbonamento a Maschi del Futuro per Natale, clicca qui! Stampa le immagini qui sotto e contribuisci a far crescere questa comunità.
Ogni nuovo abbonato premium contribuisce ad allargare l’impronta di questo progetto e ci consente di creare il video podcast (mancano ancora 11 abbonati per raggiungere l’obiettivo di 450 abbonati premium) e di portare questa rivoluzione sempre più lontano.
Sarà la fine del nostro secondo anno insieme, ma siamo ancora all’inizio!
I prossimi due giovedì sono Natale e Capodanno, quindi non ci vediamo!
Ritorniamo giovedì 8 gennaio.
Vi auguro delle feste serene, un Natale pieno di tenerezza e una fine d’anno ricca di perdono e speranza.
Con affetto,
Francesca






Grazie. Hai dato benissimo voce alle mie preoccupazioni.