La scorsa settimana abbiamo discusso del caso del gruppo Facebook “Mia Moglie” e del sito Phica.eu. Abbiamo parlato in particolare di due aspetti della vicenda: quello legale, suggerendo il modo in cui la legge potrebbe essere modificata per proteggere meglio le donne che finiscono per essere vittima di questo crimine, e quello socio/psicologico parlando del desiderio omosociale e cioè di quel fenomeno per cui effettivamente esistono molti uomini eterosessuali che amano condividere la propria eccitazione sessuale con altri maschi etero.
Oggi, mi piacerebbe condividere con voi delle altre domande, sempre con l’obiettivo di provare a districare una matassa che è fatta di patriarcato, moralismo, interessi delle grandi piattaforme, educazione maschile, omofobia, etc.
Andiamo piano, piano, e cerchiamo - come sempre - di sfuggire alla trappola dell’oltraggio per vedere se usciamo da qui avendo capito qualcosa in più.
È riprovevole che un maschio etero ami masturbarsi insieme a un altro maschio etero mentre guardano insieme qualcosa o qualcuno?
No. Se si tratta di due (o più) adulti consenzienti, non c’è assolutamente niente di male nel voler condividere la propria eccitazione sessuale con dei congeneri. Questo non fa di un uomo un mostro, né un abusante. Le fantasie sessuali purché vengano vissute senza danneggiare altre/i, sono un modo importante per noi umani di vivere e anche scoprire pezzetti del sé che nel quotidiano non riescono a trovare spazio espressivo.
Un gruppo di uomini che si masturbano insieme non è necessariamente un branco. Lo diventa se la soddisfazione viene dalla violazione di un altro essere umano, uomo o donna che sia.
Stiamo attenti a condannare il desiderio omoerotico come sbagliato: il problema qui non sta nel desiderio omoerotico, ma nella condivisione di materiale intimo senza il consenso della persona ritratta.
Perché le donne se la prendono “così tanto”, a loro non fa piacere sentirsi desiderate?
Qui bisogna intendersi sul concetto di desiderio. Se vado a ballare augurandomi di rimorchiare qualcun* e vedo che ci sono diverse persone sulla pista che sono attratte da me, quella è senz’altro una esperienza piacevole. In quel contesto, la mia desiderabilità aumenta il mio status sociale all’interno del gruppo e aumenta la mia possibilità di scelta di un partner con cui vorrò passare la serata.
Se io vado in ufficio per fare il mio lavoro, essere desiderata dal mio capo non è un’esperienza piacevole, perché dovrò applicare un pezzo significativo delle mie energie psicofisiche per evitare di trovarmi in situazioni spiacevoli che minerebbero il motivo principale per cui vado in ufficio che è fare il mio lavoro al meglio delle mie possibilità.
Se sono una ragazzina minorenne, sentirmi desiderata da uno zio adulto è una esperienza letteralmente traumatica, perché sentirò di dovermi difendere da uno sguardo e inizierò a “guardarmi agire” chiedendomi costantemente se quello che sto facendo possa o meno mettermi in pericolo.
In altre parole, sentirsi desiderate/i è bello in contesti in cui siamo al sicuro. Il motivo per cui certi uomini dicono “io se mia moglie mi mettesse su un sito e scoprissi di avere delle donne che mi sbavano dietro sarei contento” è esattamente questo: nella situazione che stanno descrivendo, quegli uomini si sentono al sicuro.
Il fatto che, in media, gli uomini siano più forti delle donne, il fatto che in uno scontro fisico, per esempio, una donna può aspettarsi di avere la peggio (a meno di non aver fatto un certo tipo di training nelle arti marziali) cambia completamente la nostra percezione di come stiamo nel mondo.
Questo è anche dovuto al fatto che a noi donne non viene insegnato che abbiamo il diritto di difendere - anche con la violenza se necessario - il nostro spazio fisico. E questo ci rende ancora più vulnerabili.
Qual è il danno che subiscono le donne ritratte in questi siti?
Fare pornografia è un mestiere legittimo, ma deve essere una scelta di chi lo fa, anche perché richiede un particolare tipo di rapporto con se stessi che - com’è ovvio - non tutti abbiamo. Esporre il proprio corpo per provocare eccitazione sessuale in qualcuno non può essere una scelta fatta da qualcun altro per noi. Se noi non abbiamo scelto di usare la nostra immagine a questo scopo, subire questa scelta da parte di un uomo è umiliante e degradante. Il fatto che a voi non dispiacerebbe se vostra moglie facesse lo stesso, non significa che voi possiate farlo.
I danni psicologici derivanti da questo tipo di esposizione forzata vanno dallo stress cronico, alla paranoia, alla depressione: scoprire di non potersi fidare della persona con cui condividiamo la vita è molto duro. Se poi ci sono di mezzo i figli e la condivisione di materiale pedopornografico… direi che si tratta di scoperte davvero devastanti che lacerano il tessuto sociale e la possibilità di fidarci le une degli altri.
Perché così tanti uomini trovano eccitante la violazione del consenso?
Noi siamo cresciuti in un contesto in cui il massimo della virilità è “l’uomo che non deve chiedere mai”. Quello che si prende quello che vuole, senza chiedere permesso a nessuno. In Silicon Valley, si dice è meglio chiedere perdono, che chiedere permesso.
Nel modello maschile patriarcale i soldi e il successo servono esattamente a questo: a prendersi tutto ciò che si vuole, senza dover fare i conti con i diritti e i bisogni di chi ci sta intorno. Ovviamente, questa dinamica è intrisa di violenza: l’imposizione di sé a qualsiasi costo non può che passare per l’abuso.
Per questa ragione, è fondamentale riformare l’idea di virilità che abbiamo introiettato perché quell’idea è inestricabile dalla violenza.
Ci sono tanti genitori che ammiccano quando il figlio maschio strappa un giocattolo a un altro imponendosi. Tanti altri che lasciano correre perché i maschi sono così.
Ma a fare i conti con gli altri, con le gioie e i dolori che vivere insieme comporta, bisogna abituarsi da piccoli.
Per oggi è tutto, vi saluto dall’aeroporto di Madrid sulla via per Santiago del Cile.
A presto!
Ciao Francesca, complimenti per questo pezzo. I tuoi ragionamenti, talvolta anche complicati da seguire, mi fanno pensare e riflettere sul maschile. Grazie