L'omotransfobia danneggia anche gli etero?
Di sigari, JK Rowling, incel culture e risposte al trauma che diventano posizioni politiche
Negli ultimi anni abbiamo iniziato a parlare dei danni enormi che l’omotransfobia produce nelle persone LGBTQIA+. Oggi parliamo dei danni che questa fobia produce anche nelle persone (soprattutto negli uomini) eterosessuali e cisgender (ossia che hanno una identità di genere allineata con il sesso biologico).
Una piccola premessa
Per quanto riguarda il nostro Paese, le persone LGBTQ non godono degli stessi diritti civili delle persone eterosessuali: possiamo unirci civilmente, ma non sposarci, non possiamo adottare, e non possiamo avere accesso alle stesse tecniche di fecondazione alle quali hanno accesso le coppie eterosessuali. Mentre nel caso delle coppie lesbiche è necessario andare in cliniche private all’estero per la fecondazione eterologa, nel caso delle coppie gay il governo Meloni ha addirittura passato una legge che rende la maternità surrogata un reato universale, al pari della tortura (anche se i torturatori libici che passano dal nostro Paese li rimandiamo a casa in voli di stato). Per quanto riguarda le persone trans, l’Italia condivide con la Turchia il triste primato di essere uno dei Paesi in cui ci sono più aggressioni, e dove la discriminazione sui posti di lavoro e perfino negli affitti è un fenomeno diffusissimo.
In questo clima, forse non sorprende che il rischio di suicidio tra le persone LGBTQ è fino a 5 volte superiore rispetto ai coetanei eterosessuali e cisgender.
Questo breve riassunto della situazione è necessario perché non è raro che mi senta dire da persone ben intenzionate che “per fortuna l’omofobia è stata superata”.
Purtroppo no. Non è stata superata e continua a infliggere sofferenze gratuite a tant* cittadin* e alle loro famiglie.
La cosa di cui non abbiamo mai parlato, però, è legata ai danni che l’omotransfobia produce anche nelle persone eterosessuali e cisgender, e in particolare nei maschi.
La paura che un bambino sia gay alberga nel cuore di molti, soprattutto di molti padri, che insistono che i propri figli giochino a calcio (anche se non gli piace), che criticano o deridono i propri figli se li vedono mettersi il rossetto della mamma o il vestito di carnevale di una principessa, o che cercano in ogni modo di renderli “più duri” se li vedono più delicati o gentili di come “un maschio dovrebbe essere”.
Tante mamme mi hanno raccontato della difficoltà che i propri mariti hanno nell’accettare dei bambini che non siano perfettamente allineati con lo stereotipo maschile con cui sono cresciuti, e che mascherano la propria paura con un “desiderio di protezione” che li trasforma molto velocemente nei primi carnefici dei propri figli.
I bambini maschi imparano molto presto che - se vogliono sentirsi al sicuro - ci sono tutta una serie di cose che non possono più fare quando “diventano grandi” (per molti questo momento coincide con il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media, per alcuni arriva anche prima).
Mentre le bambine possono continuare a farsi le coccole con le proprie amiche, a pettinarsi, a fare i pigiama party… ai maschi viene comunicato molto presto che da una certa età in poi, è accettabile cercare comfort fisico ed emotivo unicamente all’interno di una relazione romantica con una ragazza.
Questa forma mentis, che deriva da una profonda omofobia interiorizzata, mette sulla relazione romantica una pressione insostenibile.
Se volete andare a cercare quali siano le radici della cultura che ha prodotto il fenomeno degli incel (di cui abbiamo parlato nell’episodio dedicato alla serie TV Adolescence), dovete guardare proprio qui. È qui che inizia: nel momento in cui ti dico che l’unico modo per avere accesso al comfort di cui hai bisogno è una fidanzata, che tutte le altre strade sono sbarrate, e poi tu quella fidanzata non la trovi… inizierai a sentirti tradito, e a cercare un colpevole.
Noi umani abbiamo un bisogno fisiologico del contatto fisico con gli altri.
Il contatto umano abbassa anche la pressione sanguigna e il cortisolo, il nostro ormone dello stress. Inoltre, stimola il rilascio di ossitocina, un ormone noto per favorire il legame emotivo con gli altri.
La cultura che abbiamo prodotto racconta agli uomini che tutto ciò di cui hanno bisogno per stare bene è il sesso. Se un uomo cerca il proprio conforto nell’atto sessuale è virile. Se lo cerca al di fuori di quella cornice è debole, e vale meno.
Questa è un’idea completamente deformata e deformante che può generare, non sorprendentemente, una relazione malsana con il sesso e con l’intimità in generale.
Combattere l’omotransfobia, dunque, non è una questione che riguarda una minoranza. Ci riguarda tutti. Perché l’omotransfobia genera conseguenze a pioggia che non risparmiano nessuna, nessuno di noi.
Comunque la si pensi sulla decisione della corte suprema britannica di escludere le donne trans dalla definizione legale di “donna”, vedere il post in cui J. K. Rowling si mette in bocca un sigaro per festeggiare il risultato della sua campagna d’odio contro le persone trans mi ha fatto venire la nausea.
J. K. Rowling ha fatto un errore madornale che in molte e molti rischiamo di fare: ha trasformato una risposta al trauma in una posizione politica. A causa delle sue esperienze negative con gli uomini, l’autrice di Harry Potter ha concluso che chiunque abbia un pene è una minaccia per le donne. Tra i “portatori di pene” chi è il bersaglio più facile? Le donne trans, che - senza avere mai aggredito una donna - sono diventate per lei un nemico da abbattere.
Il meccanismo in atto con i bambini maschi è esattamente lo stesso: i papà che sono stati traumatizzati da piccoli perché qualcuno li ha presi di punta (magari il loro padre, o qualche bullo più grande) vogliono evitare lo stesso trauma ai propri bambini, e nel farlo… si trasformano negli aguzzini.
Il problema è che un pezzo enorme della violenza maschile proprio da qui viene. E se davvero si ha a cuore il benessere delle donne, l’approccio da adottare dovrebbe essere radicalmente diverso.
Sottrarsi a questo meccanismo così umano richiede una grande umiltà, e uno sforzo costante di riesaminare chi siamo, e chi vogliamo essere, nella consapevolezza che la crudeltà nei confronti degli altri non ci lascia mai illesi.
Ogni volta che tocchiamo un altro, tocchiamo noi stessi: interrompendo il ciclo del trauma, dunque, non abbiamo solo la possibilità di non farci strumento di sofferenza per gli altri, possiamo anche sanare le ferite che ci portiamo dentro.
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Per oggi è tutto.
Buon 25 Aprile! Viva la Resistenza!
A giovedì.
Vi segnalo che martedì 6 maggio alle 18.30 ora italiana farò una presentazione LIVE su Substack, in inglese, di Stellar Stories for Boys of the Future con
, autrice di Boymom: Raising Boys in the Age of Impossible Masculinity - che ha scritto la postfazione dell’edizione inglese di Storie Spaziali per Maschi del Futuro e che avevo intervistato in questo episodio molto apprezzato della newsletter.Segnatelo in calendario e invitate i vostri amici e parenti.
Posso solo dirmi fortunato che sia mio padre che mia madre non mi abbiano mai imposto né di fare sport "maschili" (ma solo sport, per la salute) né abbiano etichettato i miei giochi: sono cresciuto giocando con le bambole come con le macchinine, e dentro di me convivono tranquillamente i cosiddetti lati maschile e femminile (per quanto io aborri le etichette e secondo me non ha nemmeno senso parlare di quali siano gli attributi dell'uno o dell'altro genere). Così come ho avuto la fortuna a tutte le età di avere amici maschi "carnali" che non hanno mai avuto problemi nel manifestare fisicamente il loro affetto (e sono anche contento di dire che non sia una caratteristica solo meridionale, come spesso si millanta).
Eppure, riflettendo sul mio passato, la mia adolescenza ma anche il mio presente, continuo a vedere tutte le pressioni che mi ruotano intorno sulla conformazione ai ruoli di genere e alle performance sessuali o relazionali. Recentemente ho assistito allo spiacevole spettacolo di vedere una ragazza rimproverare - letteralmente, giudicandolo - un amico perché all'età di 30 anni aveva avuto "solo" dieci rapporti sessuali... chissà cosa avrebbe detto di me che la verginità l'ho persa a 26 anni. Me ne sarei fregato bellamente del suo giudizio, ma io ho avuto la fortuna di crescere e accettarmi nonostante tutti gli stereotipi. È stato comunque un percorso non facile e dieci anni fa nemmeno se ne parlava di queste cose. Oggi spero che questa newsletter e altri lavori come il tuo arrivino sempre a più genitori per aiutarli nel percorso di educazione, e a ragazzi vulnerabili per imparare ad amarsi a discapito di tutto, e in generale alle persone per aiutarci a superare queste incomprensibili barriere culturali.
Sono assolutamente dell'idea che l'omotransfobia danneggi anche gli etero.
Il fatto è che, quando come societá abbiamo deciso che non vogliamo che, di fronte alla legge, vengano fatte distinzioni di sesso, condizioni personali o sociali, per qualche motivo non abbiamo deciso di fare quel passettino in più, e concludere che, visto che sarebbe vietato collegare degli effetti di legge al sesso, la legge non debba occuparsene. Soprattutto in considerazione che il secondo passaggio dell'Art. 3 della nostra Costituzione sancisce che la Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini.
E invece no.
Per qualche incomprensibile la razza, la religione o l'orientamento politico non sono riportati sulla nostra Carta d'Identitá, ma il sesso sì. Sulla totalitá dei mezzi di trasporto i bagni sono promisqui, ma nella maggior parte dei bar e delle palestre no. Eccetera eccetera.