I maschi e la fede
Esiste una relazione tra la crisi della religione organizzata e lo spostamento a destra degli uomini? Qual è oggi lo spazio che possono occupare i progressisti che hanno una fede religiosa?
L’episodio di oggi l’ho rimandato molte volte, perché mi sembra di non avere ancora del tutto chiari i contorni del tema di cui voglio parlare, e cioè il rapporto tra la crisi del nostro rapporto con la fede, e la crisi del maschile.
Allo stesso tempo, è qualcosa di cui sento il bisogno di parlare, di scrivere, perché forse condividendo alcuni pensieri possiamo iniziare a ragionarci insieme, e fare qualche progresso nella comprensione di questo pezzo di realtà.
Visto che c’è un conclave in corso… mi è sembrato particolarmente importante rompere gli indugi e farlo oggi.
Religione e Destra Mondiale
Un paio di giorni fa ho letto questo articolo sul New York Times che descrive in che modo le più grosse organizzazioni cattoliche e conservatrici americane si siano mobilitate su Roma per una serie di iniziative di lobbying e networking in vista dell’elezione del nuovo pontefice.
Mi sono chiesta se fra i partiti progressisti c’è qualcosa di equivalente: ci sono organizzazioni che si stanno riunendo o che stanno organizzando eventi di networking o spiegando strategie di raccolta fondi per fare in modo che sia un candidato progressista a emergere come papa? Finora non ho letto di nulla del genere (ma se siete a conoscenza di qualche iniziativa, ditemelo).
Il grande rifiuto
Negli ultimi decenni, i movimenti progressisti hanno costruito la propria identità anche sul rifiuto della religione organizzata. Credo che l’impatto di questo allontanamento sia uno degli aspetti più sottovalutati del successo dell’estrema destra in molti Paesi del mondo.
Oggi, essere di sinistra ed essere religiosi ci sembra quasi un ossimoro. Ma non è sempre stato così: fra gli anni ‘60 e gli anni ‘80, in Italia, i “cattocomunisti” rappresentavano una sintesi potente tra fede e giustizia sociale.
Erano considerati progressisti perché:
lottavano per i diritti dei lavoratori, dei poveri, degli ultimi;
erano spesso attivi nel movimento cooperativo, sindacale, nella scuola pubblica;
mettevano l'accento sull’equità, sull’impegno civile, sulla pace (basti pensare al ruolo del mondo cattolico nel movimento contro la guerra e il nucleare);
si opponevano al capitalismo sfrenato e alla destra clericale.
Tuttavia, già allora c’erano tensioni. I cattocomunisti erano progressisti sul piano economico e sociale, ma più prudenti (se non apertamente conservatori) su temi etici: aborto, divorzio, ruolo della donna, sessualità. Questo li rendeva sospetti agli occhi dei movimenti più radicali.
Negli anni ‘90 e 2000, i temi legati ai diritti civili sono diventati centrali nel progressismo, e i cattocomunisti si sono ritrovati sempre di più nella posizione di essere i franchi tiratori che affossavano molti tentativi di avanzamento politico sui temi della parità di genere, dell’accesso sicuro all’interruzione di gravidanza, e dei diritti LGBTQ.
A questo punto, se si voleva stare a sinistra senza alcuna ambiguità, abbiamo dovuto iniziare a dimostrare di essere il più lontani possibile da quel modello e dunque, il più lontani possibile dalla Chiesa.
Una spiritualità privata, spesso solitaria
Il rifiuto della religione pubblica non ha cancellato il bisogno di spiritualità del popolo progressista. Lo ha però reso individuale, a volte elitario, sempre slegato dal concetto di comunità. Pratichiamo la mindfulness su app, leggiamo saggi sulla presenza mentale, seguiamo astrologhe su Instagram. Ma non ci concediamo più la rassicurante esperienza del rito, e facciamo una enorme fatica a condividere con gli altri la nostra vita spirituale (a volte perfino fatichiamo ad ammettere a noi stessi di averne una, o di sentirne il bisogno).
I riti della settimana Santa
Durante le vacanze di Pasqua sono stata nel mio paese di origine, Lizzano, in provincia di Taranto, dove i riti della settimana santa sono molto sentiti. Mi ha fatto molto effetto vedere queste decine di maschi di tutte le età impegnati nella rappresentazione della Passione di Cristo, nelle processioni, nella lavanda dei piedi. Naturalmente è una scena che ho visto decine di volte nella mia vita, ma la secolarizzazione nella quale vivo immersa mi fa apparire questa scena sempre più esotica.
Maschi, fede e argini interiori
Per secoli, la fede è stata per molti uomini un contenitore per l’inquietudine, per il bisogno di controllo, per l’orgoglio. Dio vedeva tutto, anche quello che non poteva essere mostrato agli altri. E questa idea offriva una sorta di conforto che essere un brav’uomo, essere onesto, trattare gli altri con rispetto, e avere rispetto per Dio… potesse in qualche modo essere abbastanza.
Con la messa in crisi del sentimento religioso, e con la sua presunta inconciliabilità con posizioni progressiste, l’unico sistema di valori rimasto in piedi ha come cardini il successo, la performance, e l’autoaffermazione.
L’alienazione che consegue da questo momento culturale è stata letta dalla destra mondiale: mentre i progressisti si vergognano di parlare di spiritualità, la destra sta trasformando la fede in un’arma identitaria, svuotandola del suo potenziale di liberazione e riempiendola di paura.
Il risultato è una religione al servizio dell’ordine, non del mistero. Al servizio del giudizio, non della compassione.
Il Conclave è anti-storico
Se avete visto “Conclave” su Netflix (ve lo consiglio), avrete notato una cosa della quale nel film non si parla, ma che si vede molto chiaramente: gli uomini fanno tutte le cose importanti, e le fanno da soli. Le donne li servono, silenziose. E, se si crea un conflitto, non hanno diritto di scelta neanche nelle questioni che, in teoria, spetterebbero a loro (come organizzare il lavoro di sala, e i rapporti con le suore che se ne occupano).
Il totale rifiuto della Chiesa Cattolica di integrare una riflessione seria sul genere e sull’assurdità di questo modello è un pezzo gigantesco del motivo per cui per tante persone le chiese sono diventate luoghi infrequentabili.
I progressisti si sono allontanati dalla Chiesa, certo, ma è anche vero che la Chiesa sembra non essersi fatta alcun problema a lasciare orfani una enorme quantità di fedeli - pur mantenendo tutti i privilegi che aveva quando svolgeva invece nella società una funzione importante, in modo capillare.
Domine, quo vadimus?
“Signore, da chi andremo?” diceva uno dei canti con cui sono cresciuta, ed è una domanda che oggi mi faccio spesso.
Personalmente, vorrei poter coltivare la mia vita spirituale con una comunità, come ho fatto da ragazza con l’oratorio e il coro e i campi di preghiera, i ritiri spirituali… alcune delle esperienze più belle della mia adolescenza. Ma come donna queer, progressista, residente in una grande città… non sento di avere alcuna opzione a disposizione, nonostante il fatto di vivere nel centro di Roma, e di avere quasi più chiese che case intorno a me.
Credo che ci siano molti uomini che si spostano a destra anche perché hanno bisogno di credere in qualcosa di più grande, perché sentono di essere orfani, e il fatto di poter parlare della propria fame spirituale in un contesto pubblico, il fatto di poter nominare questo aspetto della nostra vita senza incontrare la levata di sopracciglia che questi discorsi generano nella maggior parte dei contesti progressisti… è apprezzato più di quello che crediamo.
Forse quando vi arriverà questa newsletter il conclave avrà eletto il nuovo papa, in ogni caso, nessuno di loro avrà potuto leggere queste parole per cui questo è un po’ un messaggio nella bottiglia che lascio fluttuare nell’universo attraverso le vostre caselle di posta.
Non ho soluzioni da proporre, ma sono alla ricerca. Forse lo siete anche voi. Mi farebbe piacere sapere se qualcosa di quello che ho scritto vi risuona, o qual è la vostra esperienza in merito.

Per oggi è tutto.
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A giovedì!
Cara Francesca, ti ringrazio di cuore per aver messo in modo ordinato la pletora di pensieri che si affollano nella mia testa. Sono stata una cattolica appassionata, le esperienze dei ritiri spirituali, il coro e i campi di preghiera da adolescente mi hanno arricchita e resa quella che sono oggi. Ma quando ho preso coscienza della distanza tra il mondo cattolico, la chiesa, e le mie posizioni progressiste (condizione della donna, mondo Lgbtq+, aborto, eutanasia ecc…), la distanza tra il messaggio di Gesù e la morale cattolica, ho abbandonato la Chiesa. Proprio perché in quel messaggio credevo e credo ancora, e detesto l’ipocrisia. Mi manca la spiritualità condivisa nella comunità, mi mancano i riti che aiutano a meditare, a trovare sé stessi nel silenzio. Ma la Chiesa è troppo distante da me… è troppo distante da quell’Amore di cui si riempie molto la bocca e troppo poco il cuore.
L’Amore dovrebbe essere accoglienza di tuttə le persone, scevro di giudizio. Assurdamente la Chiesa accoglie gli assassini, ma non gli esseri umani che compiono scelte per se stessi, e non ledono la dignità né il corpo di NESSUNO.
Con chi parlare di questo? Con chi condividere il dolore e la solitudine? Perché la spiritualità è anche consolazione…
Diventi un paria della comunità a cui appartenevi, guardato con pena.
E guardato con sospetto da chi ateo lo è sempre stato, e non comprende quel disagio di chi vive nel ricordo di quanto bello è stato…
Domine, quo vadimus?
Grazie Francesca per questo articolo.
Non ci sono risposte, è vero, ma porsi queste domande è il primo (grande) passo da fare.
Grazie Francesca per le tue lettere in generale e in particolare per questa. Come credente, donna e con convinzioni di sinistra, è da un po' che sto cercando una strada di conciliazione. cerco di leggere e informarmi il più possibile da fonti autorevoli, come il coordinamento delle teologhe italiane e come i documenti ufficiali sul ruolo della donna nella chiesa redatti dopo il sinodo, ma è molto complesso. Vorrei dire difficile, ma questa parola mi fa demoralizzare. Vorrei creare un gruppo di confronto tra donne della e nella chiesa nella mia zona, spero di riuscirci da settembre.