Diario di un uomo sposato con una femminista
L'ultimo libro di Francesco Pacifico, "La Voce del Padrone"
Francesco Pacifico mi ha detto che ci ha messo molto più di quanto pensava a scrivere La Voce del Padrone, il suo ultimo libro, edito da Add Editore.
La cosa non mi ha sorpreso: so per esperienza diretta quanto indagare il maschile - che per così tanto tempo è stato considerato lo stato “neutro” dell’umano - sia difficile, spinoso. Si tratta di un esercizio di immaginazione e di introspezione radicalmente nuovo, soprattutto se si vuole uscire dalla retorica dell’”alleatismo”.
“Alleatismo”, per me, è il convincimento che l’unica postura moralmente possibile per gli uomini davanti alla richiesta femminista di superare il patriarcato sia quella di chi “si allea”. “Riconosco che questa guerra non è la mia, ma sono al tuo fianco”, sembrano dire gli uomini che Pacifico, nel suo libro, chiama “capibara”. Lui li definisce così:
Sono uomini gentili e disponibili che per rimettere subito in ordine il mondo fanno finta che le richieste delle femministe non esigano chissà quale adattamento.
E dice che sono “i più insidiosi”.
La postura rassicurante dei capibara crea più problemi di quanto non si immagini. I capibara trattano l’innesto della donna nel mondo come un semplice quesito morale. Sei d’accordo sì o no? Non lo trattano come la gigantesca rivoluzione che è.
Potrebbe sembrare un paradosso, ma secondo Pacifico, i reazionari hanno capito molto più degli alleati (e forse perfino più di molte femministe stesse - questo lo aggiungo io) quanto profonda e radicale sia la trasformazione che il superamento del patriarcato comporta.
Questo racconto è per gli uomini, non per le donne, ancora meno per le femministe. È per quelli che pensano di aver scelto di capire le rivendicazioni delle donne. È scritto da uno ossessionato dalla femminista che ha in casa.
La testimonianza che Pacifico offre ne La Voce del Padrone è - a mio avviso - preziosa.
Il libro è un resoconto di come stare insieme a una femminista ha cambiato non tanto il suo sguardo sulle donne, quanto il rapporto con se stesso.
Una delle cose più belle del libro sono gli stralci di un diario che Pacifico teneva da adolescente e che ha recuperato in modo abbastanza miracoloso proprio mentre stava lavorando a questo progetto.
In una delle pagine di quel diario c’è scritto:
Capisci che è ruba da poco, innamorarsi, se tutto alla fine puoi farlo dipendere da lei e decidere di troncare quell’angoscia dentro.
Rileggendo le pagine del suo diario Pacifico - che ricordava di essere stato un tenerone impacciato - trova qualcosa che non si aspettava: una voce sì goffa, ma anche “ossessiva e crudele”.
Leggo queste pagine e vedo una persona che riconosco. Sono io. Ma chi è questo ragazzo? Perché è così solo, perché nel suo diario non c’è niente di vero?
La Voce del Padrone non è un saggio, nel sottotitolo è definito “monologo”. Io però l’ho letto come un diario. Il diario di una trasformazione intima, contraddittoria, che non offre risposte definitive ma che si affaccia su domande molto grandi con un’onestà fuori dal comune.
Quando si parla della vulnerabilità degli uomini, si ha in mente qualcosa di molto preciso e circoscritto: un uomo che non ha paura di piangere in pubblico. Ma è davvero lì che finisce questo discorso? Non è forse vulnerabile anche chi ammette di essere spaventato da questo cambiamento epocale, e - invece di scappare - rimane in presenza di quello spavento, mettendolo sul tavolo, e consentendo che venga accolto, discusso, oppure anche criticato anche aspramente da chi potrebbe dirgli sbrigativamente “il punto qui non sono i tuoi sentimenti”?
Attenzione: chi esprime quella critica ha ragione.
Il piano su cui ci muoviamo è scivoloso. Ma davvero pensiamo che le uniche due scelte che abbiamo siano la repressione dei sentimenti maschili davanti a questa trasformazione, oppure l’abbandono del tentativo femminista di dare voce al bisogno di autodeterminazione delle donne?
Esiste una terza via?
Un altro pezzetto che mi ha colpito molto del libro è quello in cui Pacifico descrive come è cambiato il suo modo di porsi rispetto al fatto che sua moglie non sembra supportare il suo lavoro quanto lui supporta quello di lei. Si annoia a parlarne, e taglia corto quando lui cerca di discutere con lei quello a cui sta lavorando.
Anche se il suo comportamento ha una giustificazione storica, non è detto che a me debba andare bene. Ma ho deciso che devo essere stato complice della sua ostilità. Che fatica dirlo. È stato gratificante aiutare, consigliare, confortare senza ricevere niente in cambio. Mi ha fatto sentire forte. Io non ho bisogno di aiuto, ma ci sono sempre per darlo. Che è quello che mi hanno insegnato a voler essere. Starle vicino senza ricevere aiuto in cambio mi ha fatto sentire speciale sul lavoro, che è tutto ciò che dovevo riuscire a dimostrare nella vita. Un senso sottilmente piacevole di superiorità.
Nel momento in cui questa superiorità si va sgretolando, arriva il bisogno di un rapporto più simmetrico dal punto di vista del supporto, forse anche di un bisogno di approvazione (per me la tua opinione è importante) e questo cambia in modo radicale le dinamiche di una coppia.
Il superamento del patriarcato ci chiede di lavorare su più fronti insieme
Gli ingredienti principali del patriarcato sono la repressione dell’emotività maschile, l’oppressione femminile e la legge del più forte. Se vogliamo superare questo modello, dobbiamo agire su questi tre fronti, insieme.
Questa azione sincronica può aiutarci a trovare un modo nuovo di stare insieme, del quale al momento possiamo intuire la possibilità in una dimensione che ha molto più a che fare con la chiaroveggenza che non con la fine analisi intellettuale.
C’è qualcun altro che ha paura oltre me?
Se lo chiede Francesco Pacifico, e io, come lui, credo che questa non sia una domanda immorale. Credo, anzi, che sia cruciale farsela, se prendiamo davvero sul serio questa missione storica.
Mi hanno colpito moltissimo i parallelismi tra i temi declinati in forma fiabesca in Storie Spaziali per Maschi del Futuro (il sentirsi ostaggio del desiderio dei genitori, lo smarrimento davanti alla libertà dell’altra…) e La Voce del Padrone.
Se lo leggete e trovate dei parallelismi anche voi, fatemi sapere.
A giovedì!
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Ciao Francesca, ho trovato il tuo articolo pieno di spunti illuminanti. Quanta verità nell'osservare che è in atto una trasformazione potente di fronte alla quale gli uomini (quelli più attenti e disponibili al confronto) rimangono sgomenti e di cui la maggior parte, invece, sono sostanzialmente ignari, quanto meno nelle sue dinamiche più profonde. No, non basta dichiararsi femministi, né avvicinarsi empaticamente al tema. E per quanto io non sia a favore di una narrativa basata sulla contrapposizione e sull'antagonismo e creda, di fatto, nel potere trasformativo dell'alleanza, certamente riconosco come la strada sia ancora lunga e piena di interrogativi che solo attraverso una indefessa volontà di cambiamento potranno trovare risposta. Grazie per quello che scrivi e per il tuo lavoro.
Il libro corro a comprarlo. La tue recensione é come sempre molto equilibrata e quindi credibile. Nel leggerla sono stato stuzzicato dall'idea di un libro su un uomo adulto che prova la stessa sfida ma che é ostacolato da una donna patriarcale. Credo che la ragione sie che una parte di me ancora é stupefatta dalla quantità di patriarcato che ricevo in risposta da alcune delle mie amiche quando, forse un po' goffamente, provo ad aprirmi con loro su questi temi.