#17 L'insostenibile fragilità del maschio fascista
Per garantire la propria sopravvivenza, il fascismo ha sempre avuto bisogno di maschi insicuri, repressi, miserabili. Resistere al machismo, smantella le premesse culturali del fascismo.
Buon 25 Aprile, viva la Resistenza, e viva l’anti-fascismo!
Del lavoro che Antonio Scurati ha fatto per gettare luce su Benito Mussolini e sul fascismo, ho apprezzato molto il modo in cui ha fatto luce sulla cultura machista e profondamente misogina alla base dell’ideologia fascista.
C'è una cosa molto importante da aggiungere riguardo a questa sessualità predatoria di Mussolini e dei fascisti. Il loro erotismo è una sorta di autoerotismo, una sorta di autismo erotico.
In M. Il Figlio del Secolo edito da Bompiani, Scurati riprende un appunto autobiografico di Mussolini in cui il Duce diceva che nessuna donna sarebbe mai uscita soddisfatta dall’intimità con lui, perché dopo aver raggiunto il suo piacere, lui provava una irresistibile attrazione per il suo cappello - e cioè per ‘riprendere la via’.
Se facciamo una pausa - una delle nostre attività preferite in questa newsletter - e scavalchiamo l’oltraggio per un modo così misogino di concepire la sessualità, possiamo facilmente renderci conto che quello che il duce ci sta svelando è la sua totale incapacità di vivere la dimensione dell’intimità.
L’uomo fascista, di cui il duce incarna l’ideale, è così terrorizzato dalla connessione con l’altr* e da ciò che potrebbe rivelargli dell’altr* e di sé che… prende il cappello e fugge da ogni situazione nella quale corre il rischio di incontrare la propria vulnerabilità.
Il sesso è per l’uomo fascista soltanto un modo per ‘sentirsi maschio’. Non sappiamo quale relazione l’uomo fascista abbia con il suo piacere, sappiamo che questo piacere - come rileva Scurati - ha una dimensione performativa estremamente spiccata.
La domanda che sorge spontanea è:
Perché l’uomo fascista ha un bisogno così esasperato di sentirsi ‘maschio’? C’è qualcosa che cosa mette in discussione in modo così costante e profondo la sua mascolinità? Cosa?
Io credo che qualsiasi struttura di potere fortemente gerarchica e basata sulla dominazione sia profondamente smascolinizzante, e che questa sia la ragione per cui negli ambienti in cui vige questo tipo di organizzazione sociale si sviluppi una ossessione così marcata per l’esibizione di un principio maschile che viene, in realtà, costantemente umiliato dalla struttura stessa.
Nei sistemi che si fondano sulla dominazione, infatti, ci sono pochi dominatori e molti, moltissimi dominati. Dipendenti dominati dai propri capiufficio, soldati dominati dai propri comandanti, gerarchi dominati dal duce. Un'enorme quantità di uomini sviliti, offesi, sopraffatti che - volendo emulare i propri superiori - si mettono alla ricerca di qualcuno da dominare per poter recuperare punti M, e non sentirsi completamente falliti.
La nostra capacità di vedere l’umiliazione dalla quale nasce il bisogno di sopraffare del maschio fascista non è (solo) un esercizio di compassione: è un gesto che svela l’illusorietà della forza su cui quel sistema di potere si fonda.
Nell’episodio di Maschi del Futuro in cui ho parlato dei falsi miti sul testosterone, vi riportavo delle ricerche che raccontano quanto sia importante prendere il controllo su cosa conferisce o meno status a un individuo all’interno di un gruppo.
Ebbene, all’interno del sistema ideologico fascista gli uomini che non prevaricano sono invisibili, molli, inconsistenti, nullità.
Ciononostante, questi uomini c’erano e ci sono. Sono già tra noi. E sono invisibilizzati sia dalle forze conservatrici che li guardano con disprezzo, che da alcune frange del femminismo progressista, che si ostinano a sottolinearne (per ragioni diverse rispetto ai fascisti, ma con esiti simili) l’irrilevanza.
In questo modo, conservatori e progressisti si trovano senza volerlo a collaborare per inibire la validazione di un modo nuovo di interpretare la maschilità.
Forse, allora, all’importante lavoro di denuncia delle storture del patriarcato che le forze progressiste fanno ogni giorno, sarebbe importante affiancare l’attenzione per quei modi diversi di essere maschi che stanno già emergendo, che sono già tra noi, e che spesso… per dirla con una locuzione latina… prendono mazzate da tutte le parti, ma soprattutto fanno molta fatica ad essere ascoltati.
Insomma, quello che suggerisce Calvino in questo famosissimo passaggio de Le città invisibili:
“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Italo Calvino, Le città invisibili
Riscrivere le metriche attraverso le quali misuriamo il successo, scegliere deliberatamente a chi e a cosa diamo attenzione… è difficile, un lavoro lungo. Ma qui stiamo parlando di costruire un sistema alternativo al patriarcato. Se prendiamo sul serio questa missione, non possiamo illuderci che si tratti di una roba che si risolve in qualche anno.
La compassione e l’ironia sono al cuore della RESISTENZA
Quando ero una bambina, in un giorno d’estate la famiglia di mia nonna fu messa in subbuglio da una sua sorella, la nostra amata zia Menuccia, moglie del Maresciallo di Rivoli Antonio Cavallo, che avvertì che stava arrivando a trovarci un ‘altissimo grado dell’Arma’ con sua moglie.
Quando arrivarono in cucina, mio padre si mise in piedi su una sedia per porgergli la mano e disse: “Mi hanno detto che siete molto alto!”
Con quel gesto da burlone mio padre cambiò di segno alla situazione, quella di una famiglia intera di persone che si erano predisposte a sottomettersi a un’autorità esterna, e la rivelò nella sua ironica assurdità.
Non prenderci troppo sul serio è uno dei modi migliori per spuntare le baionette del fascismo (in noi e fuori da noi).
Per quanto riguarda la compassione, poi: l’attivista e performer american3 Alok V. Menon ha detto una cosa che ho trovato straordinaria e che sottoscrivo al 100% per quanto riguarda lo spirito di Maschi del Futuro:
Quando mi sono trasferitæ a New York, mi è capitato di essere seguitæ da qualcuno che mi ha detto '“Se non ti togli quel vestito di dosso, ti uccido”. Quello che ho trovato, attraverso la mia pratica poetica è stato che ho iniziato ad amare coloro che mi davano la caccia, ed è stato molto strano all’inizio. Non l’ho capito subito, così ho continuato a scrivere. La definizione di ‘arte’ che ho per adesso è creare qualcosa con le mie mani che i miei occhi non sanno riconoscere. In questo modo, mi metto nella posizione di poter accedere a una verità più profonda e cioè che le persone che mi danno la caccia stanno soffrendo della mia stessa sofferenza. Loro sentono di dover uccidere il me che è dentro di loro. Gli è stato insegnato che per poter essere uomini, o donne, devono uccidere la parte di sé che vedono riflessa in me. Non solo dal punto di vista della non conformità di genere, ma devono uccidere la capacità di meravigliarsi, il proprio spirito…
Alok V. Menon sarà a Milano il 28 Maggio alla Santeria Toscana e a Roma il 12 Giugno al Monk.
Sul pagare gli intellettuali
Di Scurati non ho voluto condividere il monologo che ha scelto di diffondere gratuitamente e che trovate ovunque, ma un suo libro che potete acquistare. Di Alok V. Menon il link per acquistare il biglietto e andare a vederlo dal vivo.
Pagare lavoro degli intellettuali vuol dire fare Resistenza, ed è un gesto inerentemente anti-fascista. Scegliere di destinare un pezzetto del nostro budget mensile alla cultura è un gesto di resistenza molto significativo - forse più che fare polemica sui social. Perché le riflessioni che coltiviamo attraverso la lettura di libri, newsletter, giornali, attraverso la partecipazione a incontri, sono modi di addestrarci alla libertà, e di liberarci dei condizionamenti di chi ci vuole ignoranti, sudditi.
Chi vuole sostenere con un piccolo abbonamento questo esercizio settimanale di resistenza può farlo qui.
Maschi del Futuro dal vivo? Yes please!
Vi segnalo che il 9 Maggio farò il primo incontro pubblico di Maschi del Futuro al Festival Percorsi di Urbino.
A giovedì!
PS: Su Instagram spesso si scatenano delle discussioni interessanti sui temi della newsletter, come in questo caso.
È una lunga strada, ma vale la pena percorrerla